Investire nel futuro verde: gli italiani guardano con interesse a un’opportunità di investimenti green

La buona notizia è che i risparmiatori italiani stanno acquistando familiarità con la prospettiva che l’investimento dei propri risparmi possa orientarsi verso il “green”. Alcuni investitori istituzionali hanno già iniziato a sperimentare con gli investimenti sostenibili, ma finora i flussi di capitale verso queste soluzioni sono stati limitati. Ciò potrebbe cambiare presto

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Investimenti green : Per il 91,7% degli italiani il riscaldamento globale un fenomeno concreto. Il 57,4% dei risparmiatori è propenso a investire in prodotti sostenibili. Ma ci vuole un ente certificatore contro il greenwashing

L’italiano, si sa, è popolo risparmiatore.
La buona notizia è che i risparmiatori italiani stanno acquistando familiarità con la prospettiva che l’investimento dei propri risparmi possa orientarsi verso il “green”: è questo il dato importante rilevato dal Rapporto annuale Censis-Assogestioni intitolato “Il risparmio degli italiani e gli investimenti green: le nuove prospettive”, presentato nell’ambito del talk di approfondimento R-Evolution Esg.

Per il Censis, il 2022 è stato l’anno dell’attesa svolta: quello in cui, per la prima volta in maniera sensibile, l’attenzione degli italiani in fatto di investimenti si è indirizzata sulla sostenibilità.
Partiamo da un dato non trascurabile: il 91,7% dei cittadini, secondo i rilevamenti, considera il riscaldamento globale come un fenomeno concreto e pericoloso, in cui le azioni e i comportamenti umani hanno un ruolo molto importante.

E’ del tutto probabile che su questa crescita di consapevolezza abbiano pesato i drammatici eventi estremi che hanno colpito il nostro Paese negli ultimi dodici mesi, dai temporali nelle Marche al tragico scioglimento del ghiaccio sulla Marmolada, sino alla disastrosa frana di Ischia. Si fa sempre più strada nell’opinione pubblica italiana l’idea che il territorio particolarmente fragile della Penisola imponga di non nascondere più come sabbia sotto il tappeto la questione della sostenibilità ambientale e della lotta al riscaldamento climatico, che se non affrontati genereranno conseguenze di particolare gravità nel nostro tessuto economico e sociale.

Gli italiani e il green: una fiducia crescente

L’atteggiamento degli italiani in fatto di investimenti green è stato a lungo dominato dal timore che la transizione energetica avrebbe determinato costi più alti, minori consumi e maggiori disparità sociali.
I rialzi dei costi dell’energia e gli eventi atmosferici estremi hanno evidentemente contribuito a far cambiare idea. Il 71% degli italiani ritiene che entro il 2050 l’energia, i prodotti e i servizi sostenibili saranno disponibili a prezzi convenienti per tutti: un dato significativamente più alto della media dei cittadini europei con questa convinzione (48%).


Per il 68% degli italiani, poi, le politiche per affrontare il cambiamento climatico potranno creare più posti di lavoro. Sono ancora di più (il 71%) quelli che ritengono che le giuste politiche creeranno posti di lavoro migliori per salari, sicurezza e qualità dell’ambiente di lavoro.

Il Rapporto Censis-Assogestioni parla di “un’evoluzione socioculturale importante”, soprattutto se si considera che, negli anni precedenti, le rilevazioni avevano evidenziato una condizione di sostanziale confusione tra i risparmiatori italiani sulle tematiche del green.
Era l’abbondanza di definizioni e il loro carattere ancora troppo tecnico (per esempio sugli Esg, Enviroment, social, governance), a generare incomprensione, diffidenza e sfiducia: e dunque a trattenersi dal programmare investimenti nel settore.

Oggi invece il 57,4% dei risparmiatori è favorevole a investire in prodotti finanziari e imprese sostenibili. Più propensi sono i giovani (59,6%), i residenti del Nord Ovest (61,7%), i laureati (67,9%), e i redditi alti (76,6%).

La richiesta di intermediari

Non tutto però è ancora chiaro e pienamente rassicurante per gli italiani. Si continua a percepire un alone di ambiguità, un’assenza di tassonomie e metriche comuni, riconoscibili e comprensibili, nonostante gli sforzi normativi da parte dell’Unione Europea (sforzi, aggiungiamo noi, che forse non sono ancora sufficientemente conosciuti dai risparmiatori).

C’è bisogno, dunque, per i potenziali investitori di figure di intermediazione super partes. Dei garanti, insomma, che assicurino che i settori, i progetti, le imprese individuate per l’investimento siano davvero rispettosi della sostenibilità ambientale. Gli italiani, in altri termini, temono il greenwashing.
Per l’89,8% degli italiani l’intervento di istituzioni o enti certificatori terzi che assicurino che gli investimenti green agiscano realmente secondo i criteri annunciati è una condizione essenziale.

Per questo, conclude il Rapporto, la priorità dei prossimi anni sarà “la capacità di rassicurare, affiancare e orientare i risparmiatori, aiutandoli a superare quella diffidenza da confusione persistente che, ad oggi, li colpisce di fronte alla proposta di un investimento green”.
Insomma, al centro di tutto c’è ancora la buona vecchia figura del consulente finanziario. Per gli italiani, il rapporto di fiducia con questa figura resta determinante per le decisioni su come investire il proprio denaro. Come dire che il futuro prossimo, nelle gestioni finanziarie, sarà dei green private banker…

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