L'estinzione di massa è sempre più vicina? Sembrerebbe una domanda ispirata a una profezia millenaristica o all'incipit di un romanzo distopico. E invece, è l’esito di una valutazione scientifica e simbolica della nostra epoca, rappresentata dall’Orologio dell’Apocalisse (Doomsday Clock), il più importante indicatore del rischio globale, creato nel 1947 dagli scienziati del Manhattan Project, tra cui Albert Einstein e J. Robert Oppenheimer.
Ogni anno, il Bulletin of the Atomic Scientists aggiorna il posizionamento delle lancette per segnalare quanto l’umanità sia vicina all’autodistruzione a causa delle minacce create dall’uomo stesso: armi nucleari, cambiamento climatico, pandemie, tecnologie fuori controllo. Il 28 gennaio 2025, il verdetto è stato il più drammatico di sempre: l’orologio segna 89 secondi alla mezzanotte, il punto più vicino all’Apocalisse mai raggiunto dal 1947 a oggi.
Un singolo secondo in meno rispetto all’anno scorso, che però, a così poca distanza dalla fatidica mezzanotte, rappresenta un ulteriore passo verso la fine dell'umanità, almeno per come la conosciamo oggi. Il messaggio del Bulletin è chiaro: il pericolo è così imminente che anche il minimo avvicinamento deve essere interpretato come un segnale d’allarme estremo.
Guerre, clima e tecnologia: le tre ombre sull’umanità
Negli ultimi decenni, l’Orologio dell’Apocalisse ha scandito il nostro avvicinamento all’irreparabile. Nel 1991, con la fine della Guerra Fredda e la firma del trattato di disarmo START I, il mondo sembrava aver guadagnato tempo: 17 minuti alla mezzanotte, il punto più lontano mai registrato. Ma da allora la situazione è degenerata. Nel 2015 l’orologio segnava 3 minuti, nel 2017 2 minuti e mezzo, nel 2020 appena 100 secondi. Nel 2023 e nel 2024 siamo scesi a 90 secondi. E oggi un ulteriore passo verso il vuoto.
L’abbassamento delle lancette è dovuto a una combinazione di fattori esplosivi:
1. Rischio nucleare
La guerra in Ucraina è entrata nel terzo anno e continua a essere una mina vagante che potrebbe degenerare in un conflitto nucleare da un momento all’altro. Il Bulletin sottolinea che basta un errore di calcolo o una decisione avventata perché la situazione precipiti. Non meno inquietante è il rischio che il conflitto in Medio Oriente possa allargarsi e coinvolgere potenze atomiche. Intanto, i Paesi con arsenali nucleari stanno investendo centinaia di miliardi di dollari per potenziare le proprie testate, mentre nuovi Stati valutano di dotarsi dell’arma atomica, minacciando gli sforzi di non proliferazione.
2. Crisi climatica
Il 2024 ha segnato nuovi record negativi: scioglimento dei ghiacci, innalzamento del livello dei mari, eventi climatici estremi. Le emissioni di gas serra continuano a crescere, mentre le risposte politiche a livello mondiale sono insufficienti. Nonostante l’incremento dell’energia rinnovabile, i governi non stanno investendo abbastanza per rallentare il riscaldamento globale. L’effetto delle elezioni nei principali paesi industrializzati è allarmante: il tema ambientale è stato relegato in secondo piano, come se fosse un problema rimandabile.
3. Tecnologie fuori controllo
L’intelligenza artificiale e le armi autonome sono sempre più integrate nei conflitti, senza regole chiare su chi prenda le decisioni, anche quelle letali. La corsa agli armamenti spaziali, con sospetti test nucleari in orbita, aumenta il rischio di escalation globale. Nel frattempo, laboratori di ricerca biologica ad alto rischio proliferano senza adeguati controlli, aumentando la probabilità di una nuova pandemia. L’uso dell’IA per sviluppare armi biologiche è già una possibilità concreta.
A tutto questo si aggiunge un fattore aggravante: la diffusione incontrollata di disinformazione e fake news. Il Bulletin denuncia come l’uso dell’IA per manipolare l’opinione pubblica, sabotare elezioni e diffondere teorie del complotto stia erodendo la capacità delle democrazie di affrontare le sfide globali.
Continuare ciecamente su questa strada è pura follia.
IIl Bulletin lancia un appello diretto: continuare su questa strada senza un cambiamento radicale è follia pura. Stati Uniti, Cina e Russia sono i tre attori principali e hanno la responsabilità storica di tirare il mondo indietro dal precipizio. I loro leader devono avviare immediatamente negoziati seri sulle minacce globali, mettendo da parte i contrasti ideologici. L’intera comunità internazionale deve affrontare le emergenze con azioni concrete e immediate, perché ogni secondo perso ci avvicina di più alla catastrofe.
La metafora del Doomsday Clock evidenzia in modo comprensibile a tutti che il tempo non è infinito. Il cambiamento climatico è ormai una realtà tangibile, con fenomeni estremi che colpiscono ogni angolo del pianeta. Ma a questa minaccia, come sottolinea il Bulletin, si aggiungono pericoli che sembravano relegati al passato o a qualche film catastrofista: il rischio di una guerra nucleare, nuove epidemie e tecnologie fuori controllo. Tutti elementi che ci costringono a riflettere su un'amara possibilità: che il cambiamento climatico, per quanto devastante, potrebbe non essere la causa ultima della nostra estinzione, semplicemente perché altre emergenze potrebbero travolgerci prima.
FONTI E APPROFONDIMENTI