Guardare al passato per progettare il futuro: la sostenibilità dei materiali da costruzione antichi

Spesso, nonostante siano passati secoli, gli edifici antichi sono ancora perfettamente in piedi ed esteticamente belli, mentre le nuove costruzioni si deteriorano e appaiono brutte dopo pochi decenni. Il segreto? I materiali utilizzati e l’armonia con il paesaggio circostante.

7 minuti di lettura
Tradizionali Trulli di albero bello -by :[sepavoj] © 123RF.com

Quante volte passando davanti a degli edifici antichi ci è capitato di riflettere sul fatto che loro siano ancora lì, in piedi, e che invece le nuove costruzioni spesso diventino fatiscenti dopo pochi decenni? Addirittura strade, acquedotti, piazze ed edifici romani resistono da duemila anni! Perché alcune strutture sono capaci di sfidare i secoli, mentre altre no? Il segreto sta nei materiali da costruzione utilizzati e dalla loro fusione con l’ambiente circostante, che garantisce un fascino senza tempo.

Tecniche antiche, sostenibilità moderna

Pietra viva, calce, muri a secco, terra cruda e legno, in passato, hanno dato vita ad architetture perfettamente integrate nel paesaggio e straordinariamente durature. Questi materiali, scelti per la loro disponibilità in loco, venivano lavorati con competenze tramandate di generazione in generazione, dando forma a edifici che ancora oggi resistono alle intemperie e mantengono un comfort termico naturale.

La pietra, ad esempio, è resistente, ignifuga, fresca d’estate e calda d’inverno. Queste tecniche semplici, legate alla tradizione, e a basso impatto ambientale stanno oggi tornando al centro del dibattito sulla sostenibilità in campo edilizio, dimostrando che il futuro può nascere anche da una profonda conoscenza del passato.

L’architettura vernacolare: uno spunto prezioso che viene dal passato

Dalla cosiddetta ‘architettura vernacolare’ si possono, infatti trarre spunti di straordinaria attualità. Per architettura vernacolare si intende un insieme di costruzioni nate spontaneamente in territori diversi, realizzate, secondo tecniche tradizionali, con materiali facilmente reperibili in loco, senza l’intervento di architetti, ma frutto della sapienza popolare.

Queste costruzioni rispondono in modo funzionale al clima, al paesaggio e alle esigenze della vita quotidiana. Nel Nord Italia, un esempio tipico sono le baite alpine in pietra e legno delle vallate montane, costruite per resistere al freddo e alla neve, con tetti spioventi e muri spessi per garantire l’isolamento termico.

Al Sud, invece, spiccano i trulli della Puglia, con le loro caratteristiche coperture a cono in pietra calcarea, perfette per affrontare il caldo estivo e realizzate interamente a secco, cioè senza malta. Anche le case in tufo della Campania o le abitazioni ipogee della Basilicata – pensiamo ai famosi Sassi di Matera – rientrano in questa tradizione: esempi concreti di come l’uomo abbia saputo adattarsi all’ambiente usando intelligenza, creatività e rispetto per la natura.

L’architettura tradizionale, infatti, oltre ad adattarsi perfettamente al contesto ambientale senza stravolgerlo – non esistono ecomostri tra le costruzioni spontanee – è anche fisiologicamente ecosostenibile:  i materiali impiegati sono locali e naturali, e le tecniche costruttive sfruttano le loro proprietà fisiche per garantire comfort termico e ventilazione.

Dall’abbandono al riscatto: il caso dei trulli

L’architettura vernacolare, per queste sue caratteristiche, sta senza dubbio tornando di moda. Una spia di questo fenomeno è, ad esempio, la crescente richiesta sul mercato immobiliare di edifici storici e tradizionali, che vengono ristrutturati e abitati. In Puglia, ad esempio, sempre più persone preferiscono il trullo o la masseria in campagna all’appartamento in città.

I trulli pugliesi, da qualche decennio a questa parte, sono divenuti celebri in tutto il mondo, anche grazie alla nota Alberobello, città composta interamente da questi edifici, dichiarata Patrimonio Mondiale UNESCO. In passato, tuttavia, non era così: a causa dello spopolamento delle campagne, queste splendide costruzioni sono state spesso abbandonate e chi si ritrovava un trullo in eredità lo vedeva quasi come un peso inutile da gestire.

Ma non è mai detta l’ultima parola: questi edifici sono, infatti, tornati in auge, grazie al loro fascino unico, che si inserisce perfettamente nel contesto della campagna pugliese. Freschi in estate e caldi in inverno, sono ormai amatissimi sia dai locali che dai turisti.

Le case-grotta di Matera

Allo stesso modo, le case-grotta di Matera costituiscono un altro straordinario esempio di architettura vernacolare che ha conosciuto una rinascita. Matera, infatti, da “vergogna d’Italia” è diventata un gioiello noto in tutto il mondo. Le sue abitazioni tradizionali, scavate direttamente nella roccia calcarea dei Sassi, esistono da millenni e dimostrano una perfetta armonia tra insediamento umano e ambiente naturale. Grazie alla loro posizione e struttura, garantiscono isolamento termico e protezione dalle intemperie, sfruttando la costante temperatura della roccia.

Per molto tempo, però, queste case-grotta sono state considerate simbolo di arretratezza e povertà: negli anni cinquanta del Novecento, molte famiglie furono addirittura costrette a lasciarle, in nome della “modernizzazione”. Oggi, al contrario, esse rappresentano un patrimonio architettonico e culturale di valore inestimabile. Matera è, infatti, diventata Capitale Europea della Cultura nel 2019 e i Sassi, riconosciuti Patrimonio Mondiale UNESCO, sono stati in parte restaurati e riportati alla luce come spazi abitativi, ricettivi e culturali.

Anche in questo caso, la rivalutazione è avvenuta grazie a una nuova consapevolezza: abitare in modo sostenibile significa anche riscoprire e rispettare le soluzioni del passato.

Un modello per il futuro

In definitiva, in un’epoca in cui si cerca di ridurre le emissioni e il consumo di risorse, l’architettura vernacolare rappresenta, senza dubbio, un modello da riscoprire e adattare alle esigenze contemporanee. Gli architetti di oggi possono senz’altro trarre ispirazione da questi esempi per progettare edifici moderni che non diventino brutti e fatiscenti nel giro di qualche decennio, ma che, al contrario, si integrino con l’ambiente circostante, e rispondano alle esigenze dei loro abitanti in termini di sostenibilità e benessere.

TAGGATO:
Claudia Russo ha studiato storia dell’arte a Siena, Parigi e Bologna. Appassionata di viaggi rigorosamente culturali e di serate conviviali un po’ meno impegnate, curiosa, determinata e amante del bello, trova sempre il tempo per una buona tazza di tè e per interrogarsi, con sguardo critico, sugli avvenimenti del nostro tempo
Lascia una recensione
error: Non puoi fare download !!