Quali sono gli alberi più antichi d’Italia? E dove sorgono?

Da Nord a Sud, tutta la nostra penisola (isole comprese) conserva esemplari addirittura millenari, che hanno resistito al tempo e alle offese dell’uomo. Ecco i più significativi.

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Olvo secolare: immagine by :[gasparij] © 123RF.com

Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi sa ascoltarli, percepisce la verità.
Essi non predicano dottrine e ricette ma predicano, noncuranti del particolare, la
legge primordiale della vita.
La celebre citazione di Hermann Hesse sugli alberi come dispensatori silenziosi di
verità, come simboli viventi del dharma, capaci di incarnare la legge fondamentale
della vita, è ormai sempre più familiare anche fra noi “moderni”.
E’ una sensibilità, quella riguardo alla sacralità dell’elemento vivente albero, che per
fortuna non abbiamo perduto del tutto nel passaggio dalla concezione del mondo
tradizionale – quella che l’umanità ha condiviso per millenni, in qualsiasi angolo del
pianeta vivesse – a quella contemporanea dell’homo technologicus, incapace ormai
di simbolizzare, di dare significati a ciò che lo circonda che non siano meramente
utilitaristici e sempre piegati ai propri fini.
E’ nota la metafora platonica dell’essere umano come albero rovesciato: con le
radici, cioè, che attingono al cielo – ma anche con la testa e le braccia ben piantate,
anzi affondate nella terra, a simboleggiare il rapporto vitale con il “basso”, quella
dimensione materica che troppo spesso tendiamo a dimenticare.
E se l’immagine del Timeo di Platone è più vera e suggestiva che mai – peraltro
sicuramente non originale del grande filosofo greco, ma attinta da una tradizione
più antica, certamente orientale e di cui non mancano le fonti – è altrettanto vero il
rapporto se lo si rovescia.
Come l’uomo è una sorta di albero, così un albero è, in fondo, un’immagine
fortemente assimilabile a quella di un essere umano.
Soprattutto perché ne possiamo monitorare la crescita, dalla “nascita” o quasi al
primo sviluppo, fino alla piena maturità e, naturalmente, alla vecchiaia.

Che, nel caso dell’albero, appare in tutta la pregnanza dei significati che l’ultima età
della vita porta con sé: forza stabile e pacificata, saggezza tranquilla, capacità di
protezione, e così via.
Un vecchio o vecchissimo albero è sempre un’immagine potente: è come se
sentissimo – un po’ oscuramente se vogliamo – che quell’essere è sul limite tra la
vita terrena (aggettivo mai così adatto all’esistenza come in questo caso) e quella
celeste. E dunque anticipa, prefigura la nostra condizione inevitabile e futura: con
una serenità, però, assolutamente invidiabile, una ferma costanza che vorremmo
tanto poter avere anche noi, quando raggiungeremo la soglia di questa vita.
Se questo è, forse, il fascino principale dei vecchi o vecchissimi alberi, si capisce
come da sempre essi siano stati oggetto di cura e addirittura di venerazione (i
santuari di Hesse, appunto) presso un po’ tutte le civiltà e le tradizioni antiche.
Anche, ovviamente, nella nostra area italica, così ricca di culture originali e
diversificate quanto lo sono state le genti che l’hanno popolata nei millenni – prima
e anche dopo l’età romana.
Ma quali sono gli alberi più antichi d’Italia tuttora viventi?
La curiosità non è oziosa: perché, appunto, oltre al fascino, anzi al brivido di pensare
all’antichità di un essere vivente che cresce e respira proprio lì dove lo vediamo oggi
da migliaia di anni, tutti questi esemplari sorgono in zone ricche anche di storia
umana, e millenaria. Come se il legame fra la natura e la civiltà remota che la
temeva e la venerava con tanta cura, non fosse stato del tutto estinto dal passare
dei secoli.
L’albero “più antico” d’Italia è infatti a tutt’oggi considerato l’Olivastro di San
Baltolu. Sorge a Luras, in Sardegna, nel cuore della Gallura più vera, primitiva e
affascinante. E’ stimato avere un’età stimata tra 3.000 e oltre 4.000 anni. La sua
circonferenza è di 12 metri: e, naturalmente, è ancora vivo.
Se nella Sardegna nuragica e ancestrale c’è l’ulivo, in Sicilia, alle pendici dell’Etna,
nella zona supremamente cara al filosofo Empedocle, troviamo il Castagno dei Cento
Cavalli.
Sorge nel territorio comunale di Sant’Alfio (città metropolitana di Catania), nel cui
stemma civico è raffigurato.
E’ certamente il castagno più famoso e grande d’Italia, nonché il più grande e antico
d’Europa e uno dei più antichi al mondo. Oggetto di studio dei botanici ma anche di
visite di molti personaggi illustri passati e presenti, è Patrimonio UNESCO. La sua età

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Da G.T.M.
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