Pruno, Volegno e Cardoso – entroterra versiliano
La maggior parte di noi non ha mai sentito nominare questi luoghi. Non saprebbe
nemmeno andarli a cercare sulla cartina dell’Italia.
Eppure questi tre piccoli borghi sono dei gioielli impareggiabili della terra toscana, sospesi
tra i monti delle Apuane e il mare della Versilia.
Andiamo a scoprire la loro bellezza segreta. E non diciamolo troppo in giro! Che rimanga
fra noi mille…
Pruno
Una manciata di abitanti, cento o forse anche meno. Qualche casa vacanze per i turisti che
hanno miracolosamente scoperto questo paesino…
A Pruno c’è solo magia. Case in pietra, fiori alle finestre. Gatti che scivolano lungo le strette
vie. L’atmosfera più vera dei borghi dell’Italia centrale è tutta qui, ancora incontaminata o
quasi.
Circondato dalle Alpi Apuane Meridionali, quasi avvolto come in un abbraccio dalla
maestosità della Pania della Croce, dal Monte Forato, dal Monte Nona e dal Monte
Procinto, Pruno è a 444 metri s.l.m.. Il suo momento davvero magico è durante il solstizio
d’estate: allora infatti il disco solare si vede transitare entro l’arco naturale del Monte
Forato.
Il nome del borgo deriva dal latino prunulus, ovvero susino spinoso: e già questo dice
tanto.
E’ citato, Prunus, già in una pergamena dell’804: e forse già in tarda epoca romana l’abitato
esisteva.
Di certo, nel Medioevo Pruno era un piccolo paese. Ne fa fede la piccola chiesa dedicata a
San Nicolò, un gioiello dell’architettura romanica a sbalzo sulla vallata, poi ampliata nel
1600 e ancora abbellita nel ‘700. Notevole anche il campanile svettante di 22 metri.
La ricchezza nascosta di Pruno è anche nelle passeggiate e nelle escursioni nel cuore
della natura che da lì partono.
Spettacolare e davvero maestosa è la Cascata dell’acqua pendente. Il sentiero per
arrivarci parte da Pruno: per arrivare alla Cascata si impiega circa 1 ora.
Oltrepassata la chiesa, si segue la strada che scende fino al cimitero dal paese. Da lì
seguendo la strada ripida in discesa di arriva ad una cava abbandonata.
Superandola, dopo qualche minuto di cammino si incontra un bellissimo ponte a
schiena d’asino che permette di oltrepassare il torrente.
Incastonata com’è tra le Alpi Apuane, tra il Monte Forato, il Procinto, il Monte Nona
e la Pania della Croce, Pruno è il punto di partenza di numerosi sentieri CAl verso
rifugi e vette delle Apuane.
Fra tutti, segnaliamo il bellissimo Sentiero 122. Non molto lungo (9 km. Circa 2 ore
di cammino), permette di andare da Pruno fino al Passo dell’Alpino, da cui chi vuole
(ma è consigliato) può proseguire per la Foce di Mosceta con altro sentiero.
La salita è continua anche se non difficile, per cui occorre essere allenati. Tra
panorami spettacolari ed alpeggi, si giunge anche al vecchio rifugio del CAI di
Viareggio, ora rudere.
Per il percorso dettagliato, cliccare qui:
https://www.escursioniapuane.com/SDF/Sentiero122.html
Volegno
Proprio di fronte a Pruno, sull’altro versante del Monte Alto (882 m),c’è il borgo di
Volegno. Si usava dire infatti: “Da Pruno a Volegno ci vanle donne a veglio”, per
significare la vicinanza tra le due frazioni.
Volegno ha un nome che evoca una storia antichissima. Il toponimo ricorda infatti il
Dio del sole ligure, cioè Beleno-Belenio rappresentato iconograficamente con una
testa raggiata. Verso la metà di maggio, l’ombra del Monte Forato si proietta su un
boschetto sito a pochi metri a est di Volegno: un luogo dove sicuramente gli
sciamani compivano riti di iniziazione all’alba del solstizio.
Di Volegno si fa menzione per la prima volta in un documento di proprietà di alcuni
livelli del 1018. Fu poi uno dei primi comuni, all’epoca della repubblica fiorentina, a
formare il proprio statuto, che venne approvato da Firenze il 29 aprile 1524.
Vi troverete la chiesa di Santa Maria delle Grazie. In origine era un oratorio dedicato
alla Madonna della Pergola costruito nel 1491 per decreto dell’arcivescovo di Lucca.
Benché l’attuale costruzione sia del Novecento, conserva l’altare maggiore (XVI
secolo) di scuola Pisana, e due tele, una raffigurante la Madonna di Loreto fra
sant’Ambrogio, san Luca e san Nicola e l’altra una Madonna del Carmine con san
Filippo Neri: anch’esse del XVI secolo.
Cardoso
Cardoso si trova immerso in un bosco di castagni nei pressi del torrente Farneto.
Nel 1407 si formò grazie all’unione dei paesi di Malinventre e Farneta.
Al centro del borgo sorge la chiesa di Santa Maria Assunta, risalente al XVIII secolo,
con il coro affrescato da Ranieri Leonetti (1821-1883) nativo del Cardoso, e il fonte
battesimale opera del fiorentino Donato Benti, datato 1528.
Nei boschi sopra il paese sono stati rinvenuti i ruderi delle mura del borgo di
Casamenta, distrutto da Castruccio Castracani, signore di Lucca, durante le sue
spedizioni punitive in Versilia: qui si trova la chiesa di San Leonardo, riedificata in
ricordo della precedente parrocchia dello scomparso villaggio.
Nei pressi di San Leonardo, in località Trogna, è stato recentemente ritrovato e reso
facilmente fruibile un sito di incisioni rupestri raffiguranti lame pennate risalenti al
periodo precristiano.
La Chiesa di Santa Maria Assunta di Stazzema
Non perdete poi una visita all’altra Chiesa di Santa Maria Assunta, verso Stazzema.
E’ un luogo sacro di grande fascino, le cui origini risalgono addirittura all’850 d.C.
Allora la chiesa aveva una struttura a navata unica; nel corso dei secoli, ha subito
trasformazioni architettoniche. La forma attuale risale al XIII secolo.
La facciata della chiesa è adornata da un affresco del maestro Marcello Tommasi che
raffigura il battesimo di Gesù. Dentro, oltre al bel soffitto a cassettoni, spicca
l’Assunzione della Vergine di Pietro da Talada e un Sant’Antonio abate in marmo
attribuito a Niccolò Civitali. Prezioso anche l’organo, costruito nel 1787, con la sua
cassa armonica in stile barocco arricchita da sculture lignee dorate.
Sulla parte sinistra della facciata è murata un’antica urna romana del I secolo d.C.,
unico resto del tempio Romano di Mercurio!
La cucina del territorio
E poi arriva il momento di sedersi a tavola. E qui comincia la festa.
Il piatto re sono i tordelli (pasta ripiena di carne macinata) conditi con sugo di ragù.
Ma come non provare i “quarti fritti” o “panzanelle” (pasta lievitata come la pizza e
poi fritta), accompagnati o farciti da deliziosi e profumati salumi rigorosamente
locali, come la mortadella di Cardoso.
Come dessert, da provare il “castagnaccio”, la celebre torta di farina di castagne
cotta con rosmarino e pinoli, e i “necci” o “ciacci”, impasto simile alle crepes di
farina di castagne e acqua, cotto sui testi ovvero le piastre sul fuoco, e poi riempito
di ricotta (o di Nutella)…