La Tunisia è una delle nazioni più colpite dalla scarsità d’acqua in Africa. La regione nord-occidentale del paese, tra cui la capitale Tunisi, sta affrontando un serio problema di siccità a causa della mancanza di piogge e dell’aumento della domanda d’acqua.
L’estate del 2021 è stata particolarmente calda e secca, con temperature record che hanno accelerato la crisi idrica nel paese. Questa situazione ha causato gravi conseguenze per il settore agricolo, provocando danni alle colture e alla produzione alimentare.
Il problema idrico si è aggravato da almeno 5 anni a questa parte, fino a divenire oggi insostenibile. Basta guardare alla riduzione del riempimento delle dighe, che ha raggiunto livelli allarmanti.
Anche le risorse idriche superficiali sono state gravemente compromesse dall’inquinamento industriale e dalle attività umane non regolamentate. Ciò ha reso l’approvvigionamento dell’acqua potabile sempre più difficile per la popolazione tunisina.
E’ ormai opinione comune che la grave emergenza di acqua potabile richieda soluzioni immediate ed efficaci per evitare ulteriori danni all’economia locale e alla salute pubblica. Da parte delle autorità si registra l’impegno a mettere in campo strategie innovative, come il riciclaggio delle acque reflue o l’utilizzo di fonti alternative quali l’energia solare per pompare acqua dai pozzi profondi.
Fra le soluzioni sul tavolo c’è anche la produzione dell’acqua potabile per dissalazione dell’acqua del mare. Ipotesi che fa discutere da più parti, e per la quale occorreranno enormi investimenti, che dovranno coinvolgere anche la comunità internazionale.
La previsione degli osservatori è che tutte queste misure richiederanno tempo ed investimenti significativi prima che possano produrre risultati tangibili nella riduzione dell’allarme sulla scarsità d’acqua. Il rischio concreto è quello di tensioni sociali significative, anche a causa dalle numerose attività di sospensione dell’erogazione dell’acqua messe in atto negli ultimi mesi per ridurre i consumi.