Non ci si arriva per caso. Al Forest Bathing, intendo. Non è una passeggiata, non è un’escursione, non è nemmeno quella cosa vagamente modaiola che certi magazine vorrebbero propinarci come ultima frontiera del benessere. No. Chi comincia a frequentare il bosco in silenzio, ad ascoltarlo davvero, di solito lo fa perché sente che altrove gli manca qualcosa. O forse qualcosa è di troppo. Allora ci si mette in cammino.
Non per fare chilometri, ma per perdersi un po’. Per rallentare. E qui torna alla mente quel motto di Alexander Langer, lanciato con dolce testardaggine durante un incontro ad Assisi: Lentius, profundius, suavius. Più lento. Più profondo. Più dolce. Che, detto oggi, nel 2025, in un mondo affamato di connessioni veloci e sforzi massimizzati per raggiungere sempre risultati migliori di quelli precedenti, suona come una provocazione o un invito clandestino a ribellarsi.
Nel mezzo di questa iperconnessione continua, in cui anche il tempo libero è misurato in performance e metriche (passi, battiti, calorie) da analizzare prima, durante e dopo, c’è chi ha cominciato a frequentare i boschi come si frequentano le persone care: senza fretta, senza aspettative. Il Forest Bathing, nato in Giappone negli anni ’80 e oggi diffuso anche in Italia con luoghi dedicati e ricerche scientifiche a supporto che ne certificano la validità, è diventato, anche da noi, una piccola rivoluzione silenziosa. Non si tratta di abbracciare alberi da inviare su Instagram, ma di spegnere il rumore del mondo per riaccendere quello dei propri sensi.
Ed è proprio lì, nel rallentare, che accade qualcosa, forse di inaspettato. Una sorta di cortocircuito benefico. Il corpo si sgonfia dallo stress, la mente si libera da un ingorgo invisibile. Lo dicono i dati delle ricerche, certo, ma prima ancora lo dicono gli occhi di chi torna dal bosco e lo racconta alle persone più vicine.
Attenzione, non è solo una questione di relax. C’è della scienza in tutto questo. C’è il cortisolo che scende, la variabilità del battito cardiaco che sale, il respiro che cambia ritmo. Tutto torna a uno stato più naturale, più vicino a ciò per cui siamo stati progettati dalla natura. Camminare lentamente tra gli alberi, non per arrivare, ma per esserci, per godersi il percorso, riduce l’attività simpatica (quella dello stress) e accende la parasimpatica, responsabile del rilassamento. Non parliamo di poesia. È biologia.
E se il Forest Bathing ci riconsegna alla nostra parte più profonda e contemplativa, l’Outdoor Training – quello che alcuni chiamano functional fitness all’aperto – ci riporta al gesto fisico elementare, puro e senza filtri. Fare squat appoggiandosi a una panchina, spingere, tirare, saltare su una roccia. È un ritorno al corpo, di cui riprendiamo il controllo per risentirlo in modo materiale e immateriale. Non è l’attività che si effettua tra le luci delle palestre né quella giudicata da algoritmi, ma quella che si adatta al terreno irregolare, al meteo incerto, alle variazioni del vento.
E così come il Forest Bathing insegna a respirare con gli alberi, l’Outdoor Training insegna a stare con sé stessi anche nella fatica. Soprattutto nella fatica. E questo accade fuori dalle pareti di casa, o del lavoro. Fuori dagli orari a cui siamo costretti. Succede in un luogo che frequentiamo meno, la natura, in un posto diverso di abitare il tempo. Quello lento, profondo, dolce. Quello che ci aiuta davvero a ritrovarci.
Ci sono momenti in cui il corpo e la mente chiedono una pausa. Non una pausa dal lavoro, ma una pausa da come viviamo il tutto. Il Forest Bathing e l’Outdoor Training, in modi diversi, aprono un varco. Offrono uno spazio. Non promettono miracoli né vendono soluzioni. Ma spalancano una possibilità. E, come sempre accade quando qualcosa è davvero radicale, partono dal semplice. Respirare. Toccare la corteccia di un albero. Sentire la pioggia sulla pelle. Tirare su un ginocchio. E poi ancora: ascoltare, osservare, sentire.
Non è poco, in tempi in cui tutto sembra debba accadere subito. Alla fine, si tratta solo di una piccola, luminosa e pacifica forma di resistenza.