Nella maggioranza dei paesi industrializzati, fino ad oggi la longevità ha continuato a crescere. L’aspettativa di vita si è costantemente alzata e le persone sono sempre più anziane. Ci troviamo perciò di fronte, di conseguenza, ad un fenomeno sanitario che si rivela numericamente sempre più importante: il declino cognitivo.
Se consideriamo che in Italia l’età media della popolazione è di 47 anni, tra le più alte d’Europa, il risvolto negativo di questo fenomeno emerge sempre più significativamente anche alla luce dello studio effettuato nel UK, che dimostrerebbe un aggravamento del fenomeno dopo l’evento del COVID-19
Lo studio PROTECT del Regno Unito ha fornito dati poco confortanti sul declino cognitivo negli adulti anziani durante e dopo la pandemia di COVID-19. Questo studio ha monitorato la salute cognitiva di individui di età superiore ai 50 anni, tracciando le loro funzioni cognitive per diversi anni, inclusi i periodi prima e durante la pandemia.
I risultati dello studio evidenziano un’accelerazione significativa del declino cognitivo durante il primo anno di pandemia, anche tra coloro che non hanno contratto il virus. Fattori come l’aumento della solitudine, la riduzione dell’attività fisica e un maggiore consumo di alcol durante i periodi di lockdown sono stati considerati tra le cause del peggioramento delle funzioni cognitive anche di persone relativamente giovani.
Ma l’aspetto più preoccupante è che l’impatto prolungato di questi fattori nel secondo anno di pandemia suggerisce conseguenze a lungo termine sulla salute cerebrale.( ean.org) (ORE Exeter) (News).
Quindi, questo fenomeno non deriva solo dall’allungamento dell’aspettativa di vita, ma anche da fattori esterni straordinari, ed è strettamente legato anche al nostro regime alimentare. Un barlume di speranza nasce da recenti studi, tra cui il rinomato Three-City Cohort Study francese, dal quale emerge che la dieta mediterranea potrebbe essere una delle chiavi per “blindare” la mente contro l’erosione del tempo.
Questo studio ha incluso circa 800 partecipanti anziani con un’età media di 75 anni al basale, focalizzandosi sulla valutazione della funzione cognitiva su un periodo di 12 anni. Lo studio ha utilizzato un approccio metodologico innovativo che quantifica l’adesione alla dieta mediterranea attraverso specifici biomarcatori nel siero.
Questi biomarcatori riflettono l’assunzione di gruppi alimentari tipici della dieta mediterranea, come acidi grassi insaturi e metaboliti polifenolici derivati dalla microbiota intestinale, cruciali per valutare la biodisponibilità di questi composti (Med Xpress) (Technology Networks).
Quali risultati?
I risultati dello studio hanno rivelato una riduzione del 10% del rischio di declino cognitivo tra coloro che aderivano più strettamente alla dieta, basandosi su questi biomarcatori (Universitat de Barcelona). Nonostante l’effetto numerico che potrebbe apparire modesto, questa riduzione è clinicamente significativa, specialmente considerando che attualmente non esiste una cura per le condizioni di declino cognitivo.
Inoltre, l’uso di indici di pattern dietetici basati sulla valutazione dei biomarcatori rappresenta un avanzamento nella ricerca nutrizionale, offrendo metodologie più accurate e oggettive che prendono in considerazione fattori cruciali come la biodisponibilità (Med Xpress).
Se è pur vero che è oramai assodato che l’alimentazione sia fondamentale per la salute delle persone, questi risultati rafforzano la convinzione che le scelte dietetiche, in particolare quelle in linea con la dieta mediterranea, svolgano un ruolo significativo non solo in patologie note come ad esempio quelle cardiovascolari, ma anche nel mantenimento della salute cognitiva messa a dura prova con l’avanzare dell’età.
L’innalzamento dell’età media in Europa, e soprattutto in Italia, impone di prestare sempre maggiore attenzione alla lucidità e alle capacità intellettuali delle persone. La demografia e le esigenze degli enti previdenziali in tutto il mondo costringono gli stati a prolungare sempre più la vita lavorativa delle persone, le quali sono “costrette” a lavorare fino a un’età, che solo qualche decennio fa era considerata avanzata.
È quindi importante che le persone anziane mantengano, quanto più possibile, per sé stesse e per il mantenimento del tessuto sociale, capacità cognitive normali. Gli studi in questione suggeriscono che la dieta possa essere una componente vitale tra le strategie volte a ridurre il rischio di declino cognitivo tra gli anziani (Technology Networks).
Questo si allinea di fatto con ricerche di più ampio respiro, che indicano che la dieta mediterranea non solo supporta la capacità di mantenersi “lucidi”, ma contribuisce anche a ridurre il rischio di malattie croniche.
Gli studi condotti da università come l’Universitat de Barcelona evidenziano come un’alimentazione ricca di frutta, verdura, cereali integrali, legumi, noci e olio d’oliva, con un limitato consumo di carne rossa e un uso moderato di vino, può avere effetti benefici sulla prevenzione di malattie come il diabete, l’ipertensione e le malattie cardiovascolari. Tali benefici derivano dai nutrienti essenziali e dagli antiossidanti presenti in questi alimenti, che combattono l’infiammazione e promuovono la salute dei vasi sanguigni, essenziali per il mantenimento di una buona funzione cognitiva e un generale benessere fisico.
altre fonti e approfondimenti:
Per maggiori dettagli sugli studi riguardante il declino cognitivo dopo il covid 19, puoi esplorare lo studio pubblicato in “The Lancet Healthy Longevity” e ulteriori informazioni disponibili sulla pagina web dello studio PROTECT presso il sito dell’Università di Exeter o direttamente attraverso il loro portale di studio (ean.org) (ORE Exeter) (News).